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Si è svolto oggi a Cabras presso il Centro Polivalente  un Workshop dal titolo Potenzialità della micropropagazione per una Carcioficoltura di Qualità in Sardegna, organizzato dalla Società Sa Marigosa e patrocinato dalla SOI e dalla Confagricoltura Sardegna.

L’evento ha richiamato diversi  relatori, tra cui spiccano i nomi di Francesco Saccardo Docente Emerito  dell’Università della Tuscia, Nicola Calabrese del CNR-ISPA di Bari,  Luigi Ledda della Facoltà  di Agraria di Sassari, Anna Maria Repetto dell’Agenzia Agris e Claudia Ruta dell’Università di Bari, che hanno  riportato alla luce diverse problematiche in cui versa il comparto cinearicolo isolano.

Come ricorda Prof. Ledda, nonostante ricopra circa il 50 % della produzione orticola sarda per il  carciofo,  da oltre un decennio,  a causa sia di condizioni agronomiche che di esigenze di mercato,  ne è in discussione l’effettiva sostenibilità.

L’aumento dei costi di produzione, e di gestione produttiva,  unitamente alle oscillazioni della richiesta di mercato hanno contribuito alla riduzione del potenziale riproduttivo delle coltivazioni. 

A questo si unisce  la metodica radicata di propagazione del carciofo effettuata prevalentemente per mezzo di carducci , ovoli o parti di rizoma,  per la maggior parte autoprodotti dalle maestranze , prelevando direttamente il materiale riproduttivo dalle carciofaie coltivate.

La mancanza di selezione nel prelievo del materiale riproduttivo e il prolungato ricorso a questa tipologia di propagazione , ha favorito nel corso degli anni alcuni problemi di natura agronomica, tra cui la diffusione di patogeni e la drastica riduzione della produttività.

La micropropagazione, tecnica consolidata sia a livello sperimentale che pratico, porta diversi vantaggi tra cui  l’uniformità del prodotto e la contemporaneità dell’entrata in produzione dei capolini; produzioni elevate, possibilità di allungare l’epoca di raccolta e, prima fra tutte,  la possibilità di risanamento per quelle varietà locali tanto apprezzate ma in declino produttivo.

Proprio per la preoccupazione sul futuro della cinearicoltura, La Società Sa Marigosa  che da anni collabora con l’Agenzia regionale Agris mettendo a disposizione  sia  campi per le prove varietali che supporto tecnico, ha deciso di organizzare questo incontro per porre ancora una volta all’attenzione delle autorità competenti e dei coltivatori sardi non solo il problema ma le opportune soluzioni.

La domanda che ci si pone al termine dell’incontro, dopo aver ascoltato diverse esperienze sia di natura scientifica che “di campo”,  è  come mai in una terra dove la cinearicoltura è un fortezza di tradizioni  e di lavoro  non  ci si impegna per riportarla allo splendore del passato   anziché impegnarsi  a demolirla un pezzo dopo l’altro.?

Le possibili soluzioni sono state presentate.