Categories: Archivio, Pol. Agricole

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“Dai contatti che abbiamo avuto negli ultimi tempi è risultato che il mondo agricolo europeo considera assolutamente negativa la prospettiva di un recesso senza regole del Regno Unito dalla UE. Anche per l’Associazione degli agricoltori britannici la ‘hard Brexit’ avrebbe conseguenze devastanti per il settore”. Lo sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in vista del voto odierno, a Londra, alla Camera dei Comuni sulla richiesta di proroga della data, il 29 marzo, fissata per la “Brexit”.
 
“Spetta alle Istituzioni del Regno Unito indicare con assoluta chiarezza il percorso utile a superare la confusa situazione di questi giorni – aggiunge Giansanti -. A Bruxelles, però, il Consiglio europeo dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di una proroga prolungata, per superare la situazione di incertezza che pesa sui cittadini e sulle imprese. Inoltre, si avrebbe il tempo per trovare un’intesa sulle future relazioni commerciali tra l’Unione e il Regno Unito”.
 
Confagricoltura ricorda che gli acquisti di prodotti agroalimentari del Regno Unito dagli altri Stati membri dell’Unione ammontano a 41 miliardi di euro l’anno, di cui circa 3,4 miliardi in arrivo dall’Italia.
 
“Nella prospettiva di un recesso senza regole – prosegue il presidente di Confagricoltura – il governo di Londra ha annunciato ieri una manovra che prevede sostanziali riduzioni delle tariffe sulle importazioni di prodotti agroalimentari”.
 
Il testo è particolarmente lungo (1.500 pagine) e complesso. Quindi è possibile formulare solo una valutazione di massima. Tuttavia, sembra che la scelta del governo britannico sia quella di favorire le importazioni dai Paesi terzi rispetto a quelle dei restanti 27 Stati membri. Con il risultato di provocare forti distorsioni sul mercato dell’Unione, tali da rendere indispensabile il varo di un piano straordinario, di cui abbiamo già discusso con la Commissione UE, di aiuti a favore degli agricoltori.
 
“La soluzione preferibile – conclude Giansanti – resta quella della ratifica definitiva dell’accordo di recesso e della dichiarazione sulle future relazioni commerciali, frutto di intense trattative durate due anni. In alternativa, un periodo adeguato di proroga assicurerebbe una maggiore tutela del ‘Made in Italy’ agroalimentare e delle nostre indicazioni geografiche e di qualità”.