Categories: Archivio, Pol. Agricole

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“Condividiamo le parole del ministro per le Politiche agricole Martina che – a Rosarno, dove ha presentato  la legge sul caporalato –  ha commentato che si è passati dalle parole ai fatti e che bisogna unire diritti e reddito. Però ribadiamo che la legge doveva essere l’occasione per soddisfare lavoratori e aziende agricole sane, che sono la maggioranza. Anche qui a Rosarno la gran parte di aziende, cooperative e organizzazioni di prodotto agricole lavora nella piena legalità e rappresenta il bicchiere mezzo pieno di cui bisogna tener conto”. Lo sottolinea Agrinsieme in una nota stampa diffusa oggi.
 
“Restiamo convinti del fatto che bisognava varare una legge – prosegue Agrinsieme – che tutelasse maggiormente le aziende datoriali sane che, dai fatti criminali come il caporalato, subiscono un’ingiusta concorrenza sleale. L’impegno deve essere anche quello di salvaguardare il reddito delle aziende agricole”.
 
Il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative agroalimentari ricorda che – nella parte del testo normativo in cui si individuano gli indici di sfruttamento del lavoro – non si è operata la dovuta distinzione tra reati gravi/gravissimi e violazioni, anche solo meramente formali, della legislazione e sul lavoro e della contrattazione collettiva. Ciò finirà per determinare una totale discrezionalità da parte di chi è deputato all’applicazione della legge, in primis gli ispettori del lavoro e a un secondo livello la stessa magistratura, considerata la mole importante di contenzioso che presumibilmente si andrà a produrre.
 
“Questa legge – conclude Agrinsieme – è importante e la stiamo presentando alle aziende associate, però non può essere considerata un punto d’arrivo. Ci impegneremo affinché, almeno nella fase attuativa del provvedimento, si faccia chiarezza. Nell’interesse delle aziende che hanno sempre rispettato le regole”.