Categories: Archivio, Pol. Agricole

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Dal 2015 finirà il regime delle quote latte e si procederà alla liberalizzazione del mercato. Un’indagine Ismea rivela il clima di serena attesa da parte degli allevatori.
Il 31 marzo 2015 è una data molto attesa dagli allevatori italiani.
Sancirà di fatto la fine delle quote latte e la liberalizzazione del mercato. 
Il clima è di attesa per gli scenari che andranno a profilarsi ma l’atteggiamento generale appare di serenità. Lo rivela un’indagine Ismea-CremonaFiere che ha coinvolto 240 aziende medie e grandi che ha escluso quelle con allevamenti di dimensioni inferiori ai 20 bovini da latte.
Il 59% degli allevamenti interessati è collocato nel Nord Ovest del Paese, il 29% nel Nord Est e il 12% nel Centro Sud. Rispetto al conferimento del latte prodotto, il 54% del campione produce per la trasformazione in formaggi Dop, il 22% per altre tipologie casearie e il 24% per latte alimentare. Entrando ancor più nello specifico, il 61% degli allevatori intervistati conferisce a cooperative e consorzi che trasformano il latte raccolto, il 19% consegna il latte all’industria, l’11% a cooperative e associazioni che raccolgono e commercializzano, mentre la percentuale rimanente del 9% trasforma direttamente in azienda il latte prodotto.
Dall’analisi appare evidente un atteggiamento di attesa per il dopo quote che comporterà la liberalizzazione del mercato del latte, con la consapevolezza che pur con le inevitabili criticità, il sistema è stato comunque utile per sostenere il prezzo del latte nazionale.
“Nella stragrande maggioranza dei casi – spiega Fabio Del Bravo, responsabile della direzione servizi di mercato di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) – dai questionari che gli allevatori ci hanno rispedito compilati è emerso che quasi tutti hanno compreso l’utilità delle quote rispetto alla possibilità di sostenere il prezzo nazionale del latte, senza tuttavia sottovalutare le criticità che il sistema ha comunque evidenziato nel corso degli anni.
Il processo irreversibile è quello che porta a una sempre maggiore concentrazione degli allevamenti, a scapito delle piccole realtà aziendali destinate col tempo a scomparire
E’ altresì emerso che il processo di concentrazione degli allevamenti proseguirà il suo cammino senza per questo determinare un impatto devastante sul settore, anche e soprattutto perché molte aziende hanno già fatto investimenti importanti, non solo di tipo infrastrutturale. Parallelamente, c’è grande consapevolezza che le aziende più marginali, e quindi di piccole dimensioni, inefficienti ma anche penalizzate da un punto di vista logistico, saranno destinate via via a scomparire”.