Categories: Archivio, Pol. Agricole

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“L’impatto del clima sull’agricoltura deve diventare una priorità nell’ambito della strategia nazionale complessiva. Nonostante sia una delle attività produttive più vulnerabili a mutamenti climatici, alluvioni e siccità, rappresenta uno dei principali strumenti per contrastare fattori di rischio come il dissesto idrogeologico, l’erosione, il consumo del suolo, gli incendi. Solo un’agricoltura attiva e competitiva che produce reddito, a cui si offrono più opportunità che vincoli, è in grado di assicurare un idoneo presidio del territorio e dell’ambiente”. Lo ha sottolineato il vicepresidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti intervenendo a Roma agli “Stati Generali sui Cambiamenti Climatici”.
 
“L’agricoltura – ha aggiunto Giansanti – non è solo chiamata ad agire con misure di adattamento, per salvaguardare le sue produzioni, ma anche con azioni di mitigazione, per ridurre le proprie emissioni di gas serra o aumentare il carbonio (C) stoccato nei suoli e nelle biomasse”.
 
Il vicepresidente di Confagricoltura ha ricordato come il settore primario, negli ultimi anni, abbia diminuito di quasi il 18% le proprie emissioni attraverso investimenti rilevanti da parte delle imprese che uniscono sostenibilità ambientale ed economica, con il supporto delle innovazioni, come nel caso del settore zootecnico – riduzione delle emissioni enteriche (ruminanti) di metano, riduzione dell’apporto proteico della razione, gestione delle deiezioni – o dell’agricoltura di precisione che ha portato, ad esempio, ad una ottimizzazione delle fertilizzazioni.
 
Nello stesso tempo, l’agricoltura – ha ricordato Giansanti – sta contribuendo notevolmente alla diminuzione dell’impiego di energia di origine fossile con lo sviluppo delle agroenergie, con particolare riferimento al biogas, alle biomasse e, a breve, al biometano; privilegiando l’impiego di biomasse residuali, tra cui gli effluenti zootecnici ed i sottoprodotti, colture non alimentari, colture intercalari e favorendo  il ripristino della sostanza organica nei suoli attraverso l’utilizzazione agronomica del digestato.
 
Inoltre – ha tenuto a sottolineare – il settore agroforestale è l’unico settore che contribuisce anche all’assorbimento di CO2 sia con le foreste e le coltivazioni che con specifiche tecniche di gestione dei suoli e dei pascoli. In tale ambito la revisione del Protocollo di Kyoto rappresenta un momento fondamentale per riconoscere definitivamente il ruolo dell’agricoltura anche dal punto di vista economico.
 
“Il settore primario – ha concluso il vicepresidente di Confagricoltura – ha notevoli potenzialità per contrastare i cambiamenti climatici. Per tale motivo occorre prevedere opportune misure atte a stimolare gli investimenti nelle attività riconosciute valide ai fini dell’assorbimento del carbonio atmosferico nel suolo e per la riduzione delle emissioni: dai Piani di Sviluppo Rurale, ai green act, al collegato ambientale.