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All’inizio del ‘900 l’allevamento ovino in Sardegna seguiva ancora il ciclo riproduttivo naturale con la stagione della monta in Autunno (Settembre–Ottobre) e i parti in tardo inverno (Febbraio–Marzo)  (Fois et al., 1999; Piras, 2006). Attualmente, negli allevamenti tradizionali, i parti  sono anticipati all’autunno (Ottobre-Novembre) come conseguenza dell’industrializzazione  del sistema (Paoli,1997), che ha fatto spostare la stagione di monta a Maggio–Giugno per avere l’agnello pronto per il mercato natalizio. Questa stagione di monta è però preceduta fisiologicamente, da un periodo di riposo sessuale (anaestro) breve, ma molto marcato, compreso tra  Marzo e Aprile (Manunta e Casu 1968), che certamente non favorisce un’immediata ed efficiente ripresa dell’attività riproduttiva delle femmine nel mese di Maggio.

La trasformazione dell’allevamento ovino ad azienda zootecnica inserita nel sistema industriale della produzione del latte ha portato negli anni a notevoli cambiamenti  fra i quali:

1)un cospicuo aumento del numero dei capi per azienda, 2)la sostituzione della mungitura  manuale da quella meccanica, 3)un notevole allungamento dei giorni di mungitura da 120 fino anche a 240, 4)l’utilizzo degli ormoni  per la sincronizzazione dei calori per il miglioramento genetico della razza  ed in fine, come già detto, 5)lo spostamento dei parti in autunno. Questi cambiamenti, di per sé positivi, hanno reso il sistema gestionale dell’allevamento più complesso ed articolato a discapito, talvolta, di alcune  importanti attività dell’azienda  tra cui  la buona e corretta gestione dei maschi. Questa carenza gestionale, ha portato a problemi di tipo riproduttivo, tra i quali, una carente concentrazione dei parti entro un limitato numero di giorni. La mancata concentrazione di parti ha determinato uno scarso ritorno economico dalla vendita stagionale dell’agnello di Natale e la mancata disponibilità di gruppi di agnelle/i omogenei per età, peso, caratteristiche genetiche e morfologiche in previsione del loro utilizzo per la rimonta o per la  partecipazione a mostre e rassegne zootecniche per soggetti iscritti al Libro Genealogico.

L’ Agris – Sardegna  è stata coinvolta  dalle  associazioni degli allevatori (APA),  per tentare di risolvere tale problema. E’ iniziata così un’indagine conoscitiva sulle pratiche di allevamento nelle diverse province, da cui è risultata una carenza nella gestione generale degli arieti e del loro numero in rapporto al numero totale delle femmine aziendali o comunque in rapporto ai gruppi di monta talvolta troppo numerosi per un singolo ariete. Così dopo diversi incontri con gli allevatori e le APA, nel 2009, abbiamo iniziato un lavoro preliminare, programmando un protocollo di gestione dei maschi chiamato “ Effetto Maschio”.

Il protocollo “Effetto Maschio” è basato su tre punti fondamentali:

1)un effettivo isolamento dei maschi dalle femmine

In numerose aziende i maschi vengono isolati dalle femmine molto tardi e talvolta tenuti insieme tutto l’anno. Tale abitudine viene attuata dall’allevatore per cercare di recuperare i parti delle pecore che non sono state coperte nel periodo utile. Questo porta ad una carenza dell’efficienza riproduttiva dei maschi, a gruppi di animali disomogenei e, soprattutto, all’annullamento di quel fenomeno naturale  chiamato “effetto maschio”. Al contrario, in una buona gestione aziendale, gli arieti devono essere isolati dal gregge (non si devono vedere, sentire né odorare) per almeno 2-3 mesi  prima della stagione riproduttiva.

2a)un numero di maschi sufficiente per ottimizzare l’ ”Effetto maschio”

Il nome “Effetto Maschio” deriva dall’omonimo evento fisiologico che si ha in un gregge in seguito all’ improvvisa reintroduzione dei maschi tra le femmine dopo un periodo di almeno 8 settimane di isolamento. Tale situazione facilita la ripresa della attività ciclica ovarica che dopo circa 17-23 giorni dall’ introduzione dei maschi, si manifesta con calori  seguiti da accoppiamenti fertili. Questo evento è particolarmente evidente ed efficace, se i maschi, non tosati (nel vello, infatti , sono presenti i ferormoni, sostanze volatili che facilitano la ripresa dell’attività riproduttiva delle femmine), vengono introdotti nei mesi di Maggio-Giugno, che alle nostre latitudini coincidono con la fine dell’anaestro e la ripresa fisiologica del ciclo ovarico. Per ottenere risultati più efficaci risulta importante il rapporto maschio/femmina al momento dell’introduzione, che dovrebbe essere di un maschio per 12-16 femmine. Pertanto in molte aziende abbiamo scelto di utilizzare arieti deferectomizzati  (i testicoli continuano a produrre testosterone, ma i salti non sono fertili perché i dotti deferenti, che trasportano gli spermatozoi, sono stati interrotti). L’utilizzo di questi animali, particolarmente utile per allevamenti in selezione, serve ad evitare parti da maschi indesiderati. Infatti gli allevatori che usano questo sistema introducono gli arieti deferenctomizzati per stimolare la ripresa del ciclo ovarico e dopo 13-14 giorni, in prossimità dei calori fertili, li sostituiscono con arieti interi garantendosi così la paternità desiderata.

2b)un numero di maschi sufficiente per garantire parti concentrati

E’ ben noto che, normalmente, nelle aziende sarde si riscontra un numero di arieti che spesso non supera il 2% del gregge (Piras, 2006); ciò vuol dire che ad ogni ariete vengono attribuite circa 50 femmine. Questo numero in condizioni ottimali dell’ariete (accentuata libido, ottimo stato di salute e buona esperienza) si potrebbe considerare sufficiente. Tuttavia con un numero così basso di maschi ci si deve aspettare che l’ariete, anche se in buone condizioni di salute, termini il suo compito (salti fertili) almeno con 2-3 cicli riproduttivi ossia  i parti distribuiti nell’arco di  un mese e mezzo. In realtà, questa distribuzione dei parti può essere migliorata semplicemente facendo in modo che la maggior parte delle pecore vengano coperte al primo ciclo dalla introduzione del maschio (80%), con una parte residua del 20% coperta  al massimo al secondo ciclo.

Per ottenere ciò, dobbiamo aumentare il numero degli arieti ovvero passare da 2 a 4-6  arieti per 100 femmine nel caso di gruppi di monta numerosi. Invece nei casi in cui l’allevatore sia interessato alla formazione di più gruppi di monta (animali in selezione), tali gruppi devono essere formati al massimo da 25 femmine di modo da assicurarsi un alto tasso di fertilità da parte dell’ariete prescelto in un ristretto arco di tempo. Questo numero può venire ulteriormente ridotto  in relazione all’ età o all’esperienza del maschio.

3)monitoraggio dei salti

In molti allevamenti il monitoraggio dei salti viene fatto in maniera superficiale e discontinua. Questo porta ad una mancanza di conoscenza da parte dell’allevatore della reale attività del maschio durante i giorni di monta per poter valutare il suo comportamento (poca libido, competizione tra i maschi , inibizione da parte dell’ariete dominante sugli altri) e quindi la sua effettiva efficienza.  La necessità di monitorare i salti al contrario, è attività di primaria importanza e può essere facilitata dall’utilizzo del pastello in posizione sternale. Ciò permette all’allevatore di sapere giornalmente quali e quante pecore vengono coperte dai maschi in uso e in base a ciò di gestire in maniera ottimale l’evento riproduttivo. Per  esempio nel caso ci fosse un eccesso di attività da parte di un solo maschio (dominante), basterà isolarlo per qualche giorno (1-2 giorni) in modo che gli altri vengano parimenti sfruttati; in alternativa è necessario farlo riposare durante il giorno per poi reintrodurlo la sera visto che la maggior parte dei salti avviene nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino. Nel contempo con il pastello si è in grado di individuare le pecore già saltate ed  isolarle dal gruppo in modo che il maschio copra il maggior numero di pecore “in caldo”, evitando così fenomeni di “innamoramento” .

 

Ad una prima indagine i risultati sembrano molto positivi negli allevamenti anche se, spesso, in corso d’opera, hanno modificato secondo le loro esigenze il protocollo, ma mai allontanandosi troppo dai parametri richiesti  (rispetto  di almeno 8 settimane di isolamento dei maschi; rapporto maschio/femmina mai al disopra  di  1/25;  utilizzo del pastello). I risultati definitivi verranno resi noti solo dopo la fine di Novembre  quando, in quasi tutti gli allevamenti, i parti dovrebbero essere terminati.

 

In conclusione una migliore gestione della stagione di monta, ha portato gli allevatori, che hanno partecipato al progetto, a capire che possono decidere loro, quando e quanti parti avere durante l’anno, purché rispettino alcune  semplici regole di gestione degli arieti.

Infine è bene ricordare che l’ ”Effetto Maschio” è un sistema economico e a impatto ambientale zero, poiché non si usano ormoni, pertanto può essere utilizzato in tutte le aziende, comprese quelle in “conversione biologica”.