Categories: Archivio, Pol. Agricole

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“Le nostre strategie per la crescita devono coincidere con le strategie europee per i prossimi sette anni che abbiamo davanti. E quindi le politiche per la nostra economia devono essere allineate agli indirizzi di “Europa 2020” per una crescita intelligente, cioè basata sull’innovazione e la conoscenza; sostenibile, ovvero attenta alla sostenibilità economica, sociale e ambientale, e inclusiva, che favorisca l’occupazione ed una crescita del reddito diffusa su tutto il territorio.”
 
Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi concludendo il convegno “Agricoltura 2020: intelligente, sostenibile, inclusiva”, organizzato a Rimini in occasione di KeyEnergy.
 
“Occorre quindi proseguire su questo percorso – continuato il presidente Guidi –  utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla riforma della politica agricola comunitaria per il “post 2013”. Una riforma che avrebbe potuto essere migliore per la competitività delle nostre imprese, ma che è pur sempre del tutto coerente con gli obiettivi di Europa 2020”.
 
E tra gli obiettivi c’è anche quello di una maggiore produzione e produttività. Secondo i dati della Fao, la crescita media annua della produzione agricola mondiale dal 1961 ad oggi è stata del 2,3%; da qui al 2030 questa media scenderà molto probabilmente all’1,5% e tra il 2030-2050 passerà allo 0,9%.
 
“Questo ci deve far riflettere – ha commentato Guidi -. Pur se in maniera sostenibile, dobbiamo puntare innanzitutto sulla produzione. Oggi in Italia abbiamo oltre mezzo milione di ettari a riposo, aumentati del 50% negli ultimi trent’anni ed ormai pari ad oltre il 4% della superficie agricola utilizzabile, che pure è in calo costante. Un potenziale produttivo che attende solo di essere rimesso a sistema”.
 
Alla fine di questo mese sarà definitivamente approvato il pacchetto di regolamenti che costituisce la riforma della Pac “verso il 2020”. Un ulteriore (il quinto negli ultimi venti anni) cambiamento radicale delle regole con cui Bruxelles intende indirizzare i poco più di 50 miliardi di euro di risorse europee destinate alla nostra agricoltura nei prossimi sette anni.
 
La riforma della Pac è sicuramente improntata alla sostenibilità; principalmente però in chiave ambientale. Lo dimostra il fatto che il 30% della spesa agricola che essa prevede per i pagamenti diretti (poco più di un miliardo di euro l’anno per l’Italia dedicato al greening) e per lo Sviluppo rurale (quasi 500 milioni di euro l’anno di fondi comunitari cui si somma la quota parte di cofinanziamento nazionale) dovrà essere dedicata a misure a favore dell’ambiente, della biodiversità, a combattere e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. In totale quindi circa due miliardi di euro l’anno.
 
“Dobbiamo fare in modo – ha sottolineato il presidente della Confagricoltura – che tutte le risorse e tutti gli interventi non si risolvano solo in un’azione protettiva dell’ecosistema, ma anche in una forte azione proattiva a favore delle imprese e della loro attività, della sostenibilità economica e sociale con la loro presenza diffusa che può contribuire – come recita il titolo dell’incontro che Confagricoltura ha voluto realizzare qui a Rimini – a ridare energia all’economia ed al Paese”.
 
Ma l’Agricoltura 2020 è anche quella che ha saputo diversificare le proprie produzioni rivolgendosi al non food ed in particolare alla fornitura alla collettività di energie da fonti rinnovabili che non determinano emissioni di gas serra. Oggi gli impianti installati in Italia per la produzione di bioenergia (le rinnovabili più legate all’agricoltura) assommano ad una capacità di 1.600 Mwatt di potenza, il 4% circa del totale di impianti a FER istallati. Per una produzione che supera di poco i 7mila Gigawattora, quasi il 9% della energia da fonte rinnovabile prodotta in Italia. A questi si aggiungono i 2.500 MW di fotovoltaico installati nel settore agricolo.
 
“La sfida – ha detto il presidente di Confagricoltura – è ora quella di legare il più possibile questa capacità di impianto alla nostra produzione agricola. Materie prime, ma anche deiezioni, scarti, residui, biomassa di varia natura che proviene dalle coltivazioni agricole e forestali, come prodotto principale o secondario, sono un patrimonio che dobbiamo valorizzare come potenziale di sviluppo della nostra agricoltura. Preferendo trasformare in energia quello che deriva dalle nostre imprese piuttosto che dall’importazione da Paesi esteri. Solo in questo modo il raggiungimento degli obiettivi europei di produzione di energia da fonte rinnovabile si sposerà con una chance in più di sviluppo per la nostra agricoltura; che sarà ancora di più Agricoltura 2020”.
 
Nelle politiche di coesione c’è molta attenzione alle rinnovabili in agricoltura ed al risparmio energetico. “Occorre ora – ha concluso Guidi – che tali obiettivi siano tradotti correttamente all’interno delle misure di sviluppo rurale, che devono essere accompagnate adeguatamente da un sistema incentivante selettivo”.
 
In tale direzione è estremamente importante il lavoro che sta portando avanti il Mipaaf diretto a definire un piano di settore per le bioenergie che dovrà essere in grado di rispondere agli obiettivi fissati dalla Strategia energetica nazionale ma soprattutto alle nuove sfide indicate dall’Unione europea al 2030.
 
 
 
LE STRATEGIE DI CONFAGRICOLTURA PER IL RILANCIO DELLE AGROENERGIE
 

  • Promuovere un modello di azienda agricola che a medio termine sia energeticamente indipendente grazie al mix di fonti rinnovabili indipendentemente dagli incentivi, favorendo l’autoconsumo aziendale liberandolo dai diversi oneri che ancora oggi ne frenano lo sviluppo.
  • Proseguire nelle politiche dirette ad incentivare l’efficienza energetica.
  • Favorire la rimozione dell’amianto abbinato al fotovoltaico anche dai beni strumentali nell’abito delle politiche rivolte ad agevolare tramite detrazioni fiscali le ristrutturazioni edilizie.
  • Valorizzare la nostra risorsa agroforestale nella produzione termica e nel teleriscaldamento..
  • Puntare con decisione allo sviluppo del biometano, procedendo in tempi brevi all’emanazione dello specifico decreto.
  • Incoraggiare i piccoli impianti per la produzione elettrica (minieolico e mini-idrico) e quelli in cogenerazione (biogas e biomasse), aprendo il dibattito sui nuovi strumenti di sostegno alle agroenergie in vista della scadenza del 2015.
  • Dare più attenzione ai sottoprodotti e più in generale alle biomasse di integrazione. Sono anni che attendiamo il decreto per l’utilizzazione agronomica del digestato e da alcuni mesi è pronto il decreto sull’utilizzo energetico dei sottoprodotti ancora fermo al ministero dell’Ambiente.
  • Valorizzare da un punto di vista energetico i terreni marginali, anche attraverso coltivazioni specifiche; che potrebbe essere un grande volano per la ripresa dell’agricoltura nelle aree insulari e del Sud Italia;
  • Potenziare le infrastrutture ed in particolare le reti e soprattutto dettare  nuove regole in grado di far decollare definitivamente le rinnovabili.
  • Favorire le Smart grid energetiche, ovvero la gestione innovativa delle reti di distribuzione che aiuta la generazione più efficiente attraverso un sistema sempre più integrato.
  • Favorire la creazione di reti private e sistemi locali di utenza (SEU) con basi normative e regolamentari.
  • Rendere più accessibili i fondi pubblici alle imprese anche in termini di semplificazione delle modalità di accesso e nella tempistica relativa all’istruttoria fino al finanziamento.
  • Porre attenzione alla discussione sul costo in bolletta delle rinnovabili. Occorre intervenire con razionalità, diminuendo da una parte il costo per i consumatori. ma evitando assolutamente qualsiasi intervento retroattivo che potrebbe avere il solo effetto di distruggere il settore.