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“L’agricoltura ha bisogno di fatti, di aziende moderne ed innovative e non di populismo e protezionismo. C’è chi si ostina a riesumare termini del passato, come ‘latifondismo’, che non ci appartengono. Si insiste in battaglie contro i mulini a vento in una società ed un’economia che cambiano inesorabilmente e che dovrebbero spingere a mutare anche gli agricoltori e chi li rappresenta”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, in relazione ad un dibattito in corso sul ruolo dell’agricoltura e sui passi da compiere in questa fase socio-economica, così difficile per le imprese del settore.   “Il futuro dell’agricoltura non lo fa il latifondismo e non lo fa la piccola realtà dei mercatini – ha osservato Guidi -. Lo fanno aziende che guardano al km zero ovvero al territorio, ed al km centomila ovvero all’internazionalizzazione, con lo stesso interesse; imprese che ragionano in termine di filiera, che si organizzano, creano cooperative, si associano, cercano aggregazioni inter-settoriali, realizzano reti”.   “La crescita del sistema agricolo nazionale esige strategie e progetti imprenditoriali forti, coraggiosi, legati a mirate politiche di investimento – ha spiegato il presidente di Confagricoltura -. Richiede imprese attrezzate per accrescere la competitività e la capacità di vincere la sfida della globalizzazione; che sempre più utilizzano lo strumento societario, che favorisce la messa in comune di capitale, competenza e lavoro da destinare a innovazione, crescita della produttività, internazionalizzazione”.   I dati, ad avviso del presidente di Confagricoltura, parlano chiaro: “Le società di capitali hanno superato le 13 mila unità e, nel periodo 2000-2012, hanno registrato un incremento del 68%. Questo trend ha dinamizzato positivamente il settore agricolo”.   “Ma  c’è di più – ha annotato Mario Guidi – . Secondo i dati Istat, le aziende costituite in forma di società rappresentano il 25% della produzione, più del 25% del valore aggiunto. Con valori medi aziendali notevolmente superiori a quelli riferiti all’intero universo delle imprese settoriali. Ciò ha comportato riflessi positivi sul piano socio-economico, anche in termini di occupazione, assorbendo oltre il 20% della manodopera dipendente”.   “Il populismo ed il protezionismo non aiutano la modernità, anzi ritardano ed affossano lo sviluppo economico – ha quindi commentato Mario Guidi -. Solo la difesa dell’impresa ‘a tutto tondo’, impegnandosi per la crescita piuttosto che per il mantenimento di un tessuto polverizzato e fragile, favorisce il rafforzamento del sistema produttivo”.   “Per Confagricoltura – ha concluso il suo presidente –  la tutela dell’impresa, comunque organizzata, rappresenta un valore irrinunciabile, che non può essere messo in discussione”.