Il coordinatore nazionale di Agrinsieme Dino Scanavino interviene al seminario sugli strumenti finanziari del FEASR organizzato a Roma da FiCompass e Banca Europea degli Investimenti: “Serve un’accelerazione sul tema, introducendo gli adeguati aggiustamenti al quadro normativo. Necessario rilanciare il ruolo della politica di sviluppo rurale, in un’ottica di modernità e semplificazione”.
 
         Gli strumenti finanziari promossi dalla Ue nell’ambito della nuova programmazione dello Sviluppo rurale possono essere un’opportunità di sostegno per le imprese agricole, ma necessitano di un’attuazione urgente e, soprattutto, devono essere affiancati da un rilancio più generalizzato delle politiche orientate ad agevolare l’accesso al credito. Lo ha affermato il coordinatore nazionale di Agrinsieme, Dino Scanavino, che oggi ha partecipato a Roma al seminario sugli “Strumenti finanziari FEASR per l’agricoltura e lo sviluppo rurale 2014-2020” organizzato da FiCompass EAFRD e BEI-Banca Europea degli Investimenti.
            Finora infatti le possibilità di finanziamento introdotte nella nuova programmazione sono rimaste sulla carta -ha detto Scanavino-. Colpa dei ritardi accumulati nella riforma della Pac e, nello specifico, nei Psr, che soltanto in questi mesi hanno preso il via. Per questo ora serve un’accelerazione. Accanto a un progetto organico d’interventi che possa mettere gli imprenditori agricoli nella condizione di sfruttare realmente le nuove opportunità finanziarie.
            In questo senso -per il responsabile del coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari- ciò impone prima di tutto il superamento dei vincoli strutturali e organizzativi che caratterizzano la struttura produttiva agricola e che ne ostacolano l’accesso al credito. Si deve far fronte, quindi, alla necessità di favorire tutte le forme di aggregazione ivi comprese quelle più “leggere” e funzionali.
D’altra parte -ha ricordato il coordinatore di Agrinsieme- nelle zone svantaggiate e rurali del Paese gli agricoltori non hanno spesso quella forza e quella dinamicità per sfruttare le potenzialità delle misure del secondo pilastro della Pac. Paradossalmente, in questi territori, la sopravvivenza delle imprese è funzionale all’utilizzo delle risorse del primo pilastro. Il pagamento unico; gli interventi per i piccoli agricoltori; il sostegno accoppiato: sono spesso gli unici strumenti che assicurano il mantenimento e lo sviluppo delle attività produttive. È necessario rilanciare, dunque, il ruolo e le finalità della politica di sviluppo rurale, in un’ottica di modernità e semplificazione, al fine di valorizzare la funzione di “gestione della terra” svolta dagli agricoltori. Una priorità, che diventa fondamentale nelle aree geografiche più marginali, dove il Psr può e deve rappresentare l’argine rispetto ai fenomeni di spopolamento e assicurare il mantenimento di un’agricoltura capace di offrire sostegno economico e servizi ambientali.
Altrettanto fondamentale è la necessità di affiancare agli interventi di rilancio delle politiche di accesso al credito la definizione di strumenti moderni ed efficaci per gestire la tensione dei mercati agricoli.  
            Insomma, serve uno sforzo aggiuntivo per introdurre gli adeguati aggiustamenti al sistema e, in quest’ottica, la revisione di medio termine della riforma della Pac rappresenta la chance da cogliere senza indugi. Non basta un semplice “lifting” dell’attuale quadro normativo -ha concluso Scanavino- ma è necessario “riaprire” i regolamenti di base. È questa la strada da seguire se si vogliono mettere le imprese nella condizione di accedere più agevolmente agli strumenti finanziari e, più in generale, per assicurare agli agricoltori, italiani ed europei, un futuro più stabile e certo.