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Confagricoltura preoccupata per il prezzo del latte e degli agnelli

Comincia a circolare, con sempre maggiore insistenza, che quest’anno il prezzo del latte sarà 0,55 euro/litro, con un crollo significativo rispetto alla precedente campagna – chiusa mediamente a 1,10 euro/litro – dovuto principalmente alla diminuzione del prezzo del Pecorino Romano.

Ci avevano convinto che il Pecorino Romano, che rappresenta oltre il 50% di tutta la produzione casearia sarda, fosse definitivamente passato da commodity a speciality cheese, che da anonimo prodotto da grattugia avesse avuto l’onore di essere promosso a prodotto da tavola raggiungendo prezzi elevati e finalmente stabili. Il crollo delle quotazioni degli ultimi mesi ha smentito anche le più ottimistiche previsioni.

Confagricoltura Sardegna aveva ammonito, nel periodo più favorevole al prezzo del Pecorino Romano, che sarebbe stata pura illusione pensare che la favorevole congiuntura del mercato fosse duratura e che quindi quello sarebbe stato il momento per avviare una seria discussione all’interno della filiera. Questo confronto non c’è stato – si è tentato di promuoverlo attraverso la costituzione dell’Organismo Interprofessionale che ha avuto un percorso a ostacoli caratterizzato da continui veti e condizioni – lasciando irrisolti i problemi, che puntualmente sono ricomparsi, riproponendo lo stesso schema di contrapposizione che ha determinato le sorti del comparto fino a oggi. Sorti che non certo sono state favorevoli agli allevatori dal momento che ancora oggi non possono contare, se non in casi sporadici, su un contratto scritto e su un prezzo certo che può essere diminuito unilateralmente dall’industriale caseario, come è successo la scorsa campagna. L’allevatore pertanto opera in una situazione di totale incertezza economica che non gli consente di programmare l’attività d’impresa.

Si può continuare ad andare avanti in questo modo? Può un intero settore essere legato alle dinamiche commerciali di prezzo di un solo prodotto? Può un sistema industriale operare in assenza di regolamentazione delle produzioni casearie? Come si può programmare il futuro della filiera senza avere dati economici certi perché una parte di essa si rifiuta di fornirli o se li fornisce sono spesso contradditori e non rispondenti alla realtà?

In tutto questo si inserisce l’andamento sfavorevole del prezzo dell’agnello, contrassegnato da una dinamica negativa probabilmente anche a causa di politiche di valorizzazione poco efficaci da parte del Consorzio CONTAS, che non riesce a far emergere la migliore qualità e di conseguenza di garantire una maggiore remunerazione economica a un prodotto a forte carattere identitario conferito dal marchio IGP. E’ evidente che è necessario lavorare ancora di più affinché il consumatore sappia riconoscere, e quindi scegliere, la qualità dell’agnello di Sardegna IGP, e affinché il sistema sia maggiormente fruibile da tutti gli operatori della filiera, costruendo un rapporto di fiducia e collaborazione in assenza del quale c’è il rischio di vanificare l’adesione al sistema da parte degli allevatori, che a fronte di un aumento degli adempimenti burocratici, dei controlli e dei costi non ricevono in cambio nessun vantaggio.

Confagricoltura è molto preoccupata per il futuro del settore e crede che in assenza di una cultura di collaborazione basata su rapporti trasparenti tra le diverse componenti della filiera non si supereranno i problemi strutturali che caratterizzano il comparto, con ripercussioni su tutto il tessuto economico della Sardegna, in particolar modo in quei territori dove l’allevamento ovino rappresenta la più importante componente produttiva, che se venisse a mancare causerebbe un preoccupante dramma sociale oltre che economico.

Pertanto Confagricoltura Sardegna, al fine di dare un segnale importante al comparto propone di realizzare quegli strumenti voluti con grande determinazione e perseveranza dall’ex Assessore Falchi e dai suoi uffici e che il ministro Martina, per le questioni di sua competenza, ha promesso di portare a compimento:

1.                  provvedere alla immediata operatività dell’Organizzazione Interprofessionale che potrà, tra l’altro, consentire di avere dei dati reali e trasparenti necessari per la futura programmazione, regolare i rapporti contrattuali tra i produttori di materia prima e i trasformatori. Contemporaneamente sarebbe opportuno potenziare l’Osservatorio del comparto ovicaprino costituito presso l’Agenzia Laore.

2.                  emanare un decreto ministeriale, già vigente per il latte vaccino, che renderebbe obbligatoria la comunicazione mensile, da parte dei soggetti acquirenti, dei quantitativi di latte crudo acquistato.

3.                  ottenere l’ inserimento del Pecorino romano Dop nel nuovo bando Agea per gli indigenti atteso nei primi mesi del 2017 e sul quale si è espresso positivamente il ministro Martina.

4.                  attivare lo strumento del Fondo rotativo, l’iniziativa finanziaria voluta dal ministero dell’Agricoltura con un decreto dello scorso luglio e sostenuta da Regione e Abi.

5.                  dare corso alle proposte per la spendita dei 6 milioni di euro destinati al comparto ovicaprino nell’ambito del c.d. “Pacchetto latte” – Attuazione Reg. UE 1613.

6.                  attivare il Fondo per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese di cui alla Delibera regionale n. 63/16 del 25 novembre 2016 (prestito di conduzione).