Categories: Archivio, PSA

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La difficoltà estrema che si trova nell’affrontare la problematica della Peste suina africana in Sardegna è un sintomo chiarissimo del fatto che, certamente, non è solo un problema sanitario, ma investe, in pieno, la sfera sociale ed economica delle nostre comunità. Dopo 38 anni di dispendiosi e inutili tentativi di vincere una malattia che è riuscita, quasi, ad azzerare la tradizionale attività dell’allevamento e della trasformazione del suino, che costituiva un simbolo delle produzioni zootecniche della Sardegna, ancora non si riesce ad aprire un dibattito corretto e coerente sull’argomento.

L’azione intrapresa dalla Giunta regionale, per il contrasto della Psa, ha da subito posto l’accento sul fatto che questa malattia non è solo un problema sanitario e deve essere affrontata in modo integrato, coniugando azioni sanitarie ad azioni di sviluppo degli allevamenti regolari e agendo contro il mancato rispetto delle regole. È stato redatto un Piano regionale di eradicazione della PSA che ha sviluppato questa filosofia d’intervento, con il contributo dei migliori esperti europei e mondiali che hanno conseguito risultati decisivi nel debellare la malattia in Spagna, Portogallo e Cile. Questo Piano è stato approvato, prima dalla Giunta, poi dalla Commissione Consiliare competente, già dal mese di gennaio 2015 ed è stato presentato attraverso tutti i canali informativi regionali.

Una delle azioni fondamentali, che è sempre stata messa al centro delle attività da porre in essere per contrastare il diffondersi della malattia e per giungere alla sua eradicazione, è quella di combattere l’allevamento illegale dei maiali, spessissimo allo stato brado, che privi di qualsivoglia controllo sanitario sono i veri "serbatoi" del virus. In tutti i paesi dove, negli ultimi 20 anni, è stata eradicata la Peste suina africana, si è proceduto con l’abbattimento sistematico di tutti i maiali allevati in modo illegale, per eliminare il pericolo del reiterarsi della malattia. Avendo ben presente le problematiche anche sociali dei nostri territori, il Piano è stato presentato e discusso con amministratori locali, rappresentanti delle Organizzazioni agricole e comuni cittadini, in due specifici incontri a Nuoro (febbraio 2015) e Villagrande (primi di marzo 2015): in queste, e in tutte le ​altre ​occasioni d’incontro, è stata rappresentata la possibilità di regolarizzare, attraverso apposite procedure in capo alle ASL competenti per territorio, le forme irregolari di allevamento di suini, specificando che tale possibilità era consentita sino al 30 novembre scorso.

Inoltre, le linee strategiche del nuovo Piano di eradicazione, sono state presentate dai veterinari delle Asl in decine di incontri con gli allevatori, promossi dall’Agenzia Laore nel corso del 2015 nell’ambito della Misura 215/2014, che indicavano nel 30 novembre 2015 il termine ultimo per la regolarizzazione degli allevamenti suini. Tale possibilità, a dispetto di quanto viene a volte affermato, ha interessato ben 439 soggetti, che hanno presentato nei termini la domanda di regolarizzazione, di cui 269 solo nel Nuorese. Bastano questi pochi numeri per comprendere che, quando si sostiene che non è stato dato il modo di regolarizzarsi agli irregolari, più probabilmente si intende dire che, alcuni, hanno ritenuto che il Piano del Governo regionale, fosse un mero adempimento scritto sulla carta che nessuno avrebbe mai realmente applicato. Il Piano dell’Amministrazione regionale è contro le forme illegali di allevamento che, per ovvi motivi, possono avere come unico sbocco di mercato quello clandestino, sottratto a qualsiasi controllo sanitario per gravi malattie trasmissibili all’uomo (trichinellosi, leptospirosi, tubercolosi, salmonella, listeria) e di certificazione della filiera.

Anche quando qualcuno afferma che vengono abbattuti animali sani, è evidente che afferma qualcosa senza fondamento, dato che, per la forma illegale di allevamento, nessun controllo sanitario è stato consentito negli anni ed è quindi impossibile conoscere lo stato sanitario degli animali: per questo motivo le regole sanitarie internazionali prevedono l’abbattimenti di tutti gli animali presenti in un branco illegale. Peraltro, per quanto riguarda la Peste suina Africana sui cinghiali cacciati, che sono degli ottimi bio-indicatori della contaminazione di un territorio, nella stagione in corso nei comuni del Nuorese e dell’Ogliastra sono stati refertati un numero fortemente indicativo di cinghiali positivi al virus, senza considerare i numerosi sieropositivi ugualmente distrutti.

Il vero problema che dovrebbe interessare i cittadini è che l’allevamento illegale non è un fatto di folklore, ma è una pratica che mette a rischio la salute di tutti e impedisce la crescita di un settore importante della nostra zootecnia. L’azione del Governo regionale in materia di lotta alla Psa, attraverso coloro che operano nell’Unità di progetto, è sempre aperta al dialogo costruttivo, ma non potrà mai avvallare comportamenti fuori dalla legalità e dal rispetto delle regole. Dialogo aperto con coloro che credono e vogliono investire nell’allevamento dei suini nel rispetto delle regole e delle corrette condizioni sanitarie e del benessere animale: ci sono grandi prospettive e risorse dedicate a questo scopo. Non siamo invece con coloro che vogliono continuare con pratiche illegali, ponendo a rischio la salute di tutti e impedendo la crescita di un settore importante della nostra zootecnia, mortificando il lavoro, la professionalità e l’imprenditorialità degli allevatori che rispettano le leggi e i regolamenti.