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Il presidente dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli chiede interventi per stimolare gli investimenti delle aziende agricole.
“L’ondata di caldo e siccità di queste ultime settimane è un fenomeno eccezionale ma non deve stupire visto che da tempo siamo entrati in un quadro climatico che rischia di modificare profondamente l’attività agricola che già si confronta con questi fenomeni estremi, e soprattutto con due questioni fondamentali: siccità ed alluvioni.” Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ribadendo che i cambiamenti climatici in atto già hanno avuto notevoli conseguenze; non a caso un recente studio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente stima che gli eventi legati alle condizioni climatiche estreme nei Paesi aderenti all’Agenzia hanno determinato una perdita economica di 400 miliardi di euro nel periodo negli ultimi trent’anni.
I segni della siccità che sta colpendo il nostro Paese sono evidenti.
Secondo i dati elaborati nei primi cinque mesi di quest’anno si sono registrati aumenti delle temperature medie minime e massime nell’ordine di oltre un grado. Le precipitazioni sono calate del 30-33 per cento e l’evapotraspirazione (la grandezza che misura quanta acqua passa allo stato di vapore dal terreno) è aumentata tra l’8 ed il 16% rispetto alla media stagionale.
L’Emilia Romagna, la Sardegna e la Toscana hanno dichiarato lo stato di emergenza regionale per la grave situazione siccitosa che si protrae ormai dall’autunno scorso. Ed a preoccupare maggiormente gli esperti è la mancanza all’appello circa 20 miliardi di metri cubi d’acqua sull’intero territorio nazionale.
“In tale contesto – ha continuato Giansanti – le imprese agricole sono le prime che hanno subito pesanti conseguenze da questa situazione, ma si sono confrontate con i problemi che il cambiamento climatico ha indotto in questi ultimi anni e stanno dando un contributo ad affrontare questa sfida globale. Il settore agricolo è una delle attività produttive più vulnerabili ai cambiamenti climatici, con le relative problematiche di quantità e qualità delle produzioni ed effetti sui redditi agricoli. Ma nonostante questo, rappresenta uno dei principali strumenti per contrastare fattori di rischio come il dissesto idrogeologico, l’erosione, il consumo del suolo, gli incendi”.
Confagricoltura ricorda ad esempio che, negli ultimi anni è aumentata la superficie irrigata con microirrigazione, tecnica che riduce l’impiego di acqua e che è utilizzata ormai da un numero di aziende pari a quelle che praticano irrigazione per scorrimento o immersione; fermo restando che l’agricoltura non consuma acqua, ma dopo il suo utilizzo la restituisce alle falde freatiche. Senza contare il contributo per la lotta al cambiamento climatico fornito in generale dal settore.
“Nell’ambito della strategia nazionale sui cambiamenti climatici – ha detto il presidente Giansanti – deve pertanto essere riconosciuto all’agricoltura un ruolo di primo piano, prevedendo opportune misure atte a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni e stimolare gli investimenti in agricoltura in genere nonché per sistemi irrigui più efficienti”.
Nell’immediato, a parere dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli, occorre attivare tutte quelle iniziative che permettano di affrontare l’emergenza idrica a partire da un coordinamento di tutti i soggetti coinvolti: la crisi idrica non è solo un problema del settore agricolo, cui spetta la priorità d’utilizzo dopo l’uso umano, ma interessa molteplici funzioni economiche del territorio a partire dal turismo, al settore industriale ed energetico.