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Sono circa 3.000, su un totale di 56.000, i detenuti coinvolti in attività agricole, regolarmente retribuiti. Un numero elevato che può ulteriormente aumentare grazie alle opportunità offerte dall’agricoltura sociale. E’ emerso nel convegno organizzato dal ForAgri nel carcere di Asti, dedicato proprio ai risvolti concreti per i detenuti derivanti dalla legge 141/2015 sull’agricoltura sociale.
La casa di reclusione di Asti – ha spiegato il direttore della struttura Elena Lombardi Vallauri – è attiva da oltre 15 anni in progetti dedicati all’attività agricola, con detenuti che nel tempo si sono specializzati nelle coltivazioni di ortofrutta, anche di cultivar autoctone rare, e non solo”. Con l’agricoltura sociale si allargano le prospettive. “Il ForAgri – ha spiegato il presidente Stefano Bianchi – ha colto questa esigenza e ha investito negli ultimi anni in vari progetti formativi specifici nel comparto. In otto anni – ha ricordato – il nostro fondo ha investito, in generale, 32 milioni di Euro in formazione, coinvolgendo 40mila lavoratori e 6700 imprese agricole”. “Il ForAgri – ha aggiunto il direttore Roberto Bianchi – ha una linea specifica per il terzo settore, che noi dedichiamo all’agricoltura sociale”.
Marco Berardo Di Stefano, presidente delle Fattorie Sociali, partner di Confagricoltura, ha insistito sulla sostenibilità generale che le iniziative devono avere e ha portato esempi concreti di inserimento sociale di pazienti con gravi disabilità, evidenziando anche il beneficio economico derivante. Andrea De Dominicis, dell’Università di Tor Vergata, ha presentato le finalità del Master in agricoltura sociale dell’ateneo romano.
Il presidente di “Asini si nasce”, Luigi Cesare Ivaldi, ha spiegato il lavoro svolto finora all’interno della casa di reclusione di Asti, coinvolgendo anche gli animali, asini in particolare. Paolo Bendinelli dell’Università popolare di Anidra e attivo da oltre 20 anni in progetti nel carcere di Opera, dove sono reclusi 1400 ospiti, ha evidenziato come sia importante attivare la motivazione nelle persone detenute.
Concetti ripresi dal viceministro delle Politiche Agricole Andrea Olivero: “Il settore primario è da sempre un mondo inclusivo – ha premesso -. Crediamo molto nell’agricoltura sociale, non solo perché sviluppa servizi aggiuntivi, ma anche perché diventa uno strumento concreto di integrazione di persone” e, riferito all’iter della legge 141/2015, ha aggiunto: “Stiamo lavorando con l’Osservatorio (in cui siede anche Confagricoltura) per arrivare quanto prima ai decreti attuativi e fare in modo che le Regioni non appesantiscano il carico burocratico per il comparto”.
“Confagricoltura ha dimostrato finora grande attenzione a questi temi e continuerà a farlo – ha commentato il componente di Giunta confederale Luca Brondelli -. Presto lanceremo il secondo bando “Coltiviamo agricoltura sociale” per premiare le migliori realtà a livello nazionale”.
All’appuntamento di Asti erano presenti anche il vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera Massimo Fiorio, e il Garante regionale dei detenuti Bruno Mellano.