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Il grave momento che stanno attraversando l’Ara e le Aipa deve essere affrontato con assoluta determinazione e con la massima tempestività, prima che la situazione sfugga completamente di mano, con danni gravissimi per il mondo allevatoriale sardo.

La crisi di questo sistema di fatto interessa tutto il territorio nazionale: in alcune regioni le Ara non stanno più funzionando e hanno sospeso l’erogazione dei servizi agli allevatori; l’assenza di controlli funzionali, in diverse aree del territorio, sta procurando gravissimi danni all’economia delle aziende zootecniche.

Tale crollo non ha risparmiato la Sardegna dove il livello di allarme è altissimo. Le sedi territoriali di Aipa sono commissariate –  commissariamenti, peraltro, fatti senza consultare le OO.PP.AA – con l’obiettivo di attuare un processo di fusione tra le stesse e con l’ipotesi di costituire un unico ente a livello regionale con la fusione di Aipa e Ara, anch’essa commissariata.

Una situazione ormai insostenibile dal momento che in alcune aree del territorio le AIPA non stanno fornendo nessun tipo di servizio sia in relazione ai controlli funzionali che alla tenuta dei libri genealogici e che l’Ara negli ultimi due anni non ha fornito assistenza tecnica in quanto impegnata sul fronte Benessere Animale.

Confagricoltura Sardegna, pertanto, chiede:

Ø  il rispetto della Delibera 61/11 del 15/11/2016 che stabilisce che, a partire dal 2017, i programmi annuali AIPA siano elaborati dalle Agenzie agricole, in accordo con le Associazioni di categoria, e cofinanziati dalla Regione esclusivamente sulla base di speciali convenzioni con il sistema AIA – ASSONAPA e la supervisione del MiPAAF, in modo da assicurare il miglioramento della competitività della razza ovina sarda, con particolare riguardo alla qualità casearia e igienico-sanitaria del latte. Questo consentirebbe, inoltre, di salvaguardare il quarantennale lavoro di ricerca, miglioramento e tutela del patrimonio genetico della pecora sarda, che in caso contrario rischia l’estinzione;

Ø  che l’Ara rimanga un ente regionale. L’Ara nasce come uno strumento regionale, ha sua storia, un parco professionisti eccellente, un patrimonio di laboratori e macchinari, offre servizi di qualità per gli allevatori. Pertanto non è corretto che la Regione si privi di un patrimonio di eccellenza, tra l’altro creato completamente con finanziamenti erogati dalla Regione Sardegna. Si dovrà trovare una soluzione consentita dal quadro normativo vigente e se non potrà confluire in Laore potrà, per esempio, diventare una società in House della Ras;

Ø  che il Ministero non proceda a tappe forzate per modificare con un Dlgs, a fine legislatura, la Legge 30/1991, una norma che invece richiederebbe un ampio e approfondito confronto, che consentirebbe di evitare il rischio che Ara Sardegna venga fagocitata da Aia.