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“I rapporti interprofessionali sono l’elemento chiave dello sviluppo delle filiere. Dobbiamo integrare di più le rappresentanze delle varie fasi produttive per accrescere il valore delle produzioni agroalimentari e garantire maggiore reddito”. E’ questo il messaggio emerso oggi nell’incontro promosso da Confagricoltura a Cibus 2018 sul tema delle relazioni di filiera, con approfondimenti che hanno riguardato due esempi di organizzazioni interprofessionali (OI) di produzioni di riferimento del territorio emiliano: il Pomodoro da industria del Nord Italia e il Gran Suino italiano. 
L’incontro è stato introdotto da Gabriele Canali, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, che ha messo in luce l’evoluzione delle OI in Italia, ed è proseguito con gli interventi del presidente della Federazione nazionale del Pomodoro da industria di Confagricoltura Fabrizio Marzano e del presidente della Sezione economica regionale dei Suini Andrea Cavazzuti.  
I presidenti dell’OI Pomodoro da industria del Nord Italia Tiberio Rabboni e dell’OI Gran Suino italiano Guido Zama hanno quindi illustrato l’impegno dei loro organismi per un dialogo proficuo all’interno delle rispettive filiere. L’OI Gran Suino italiano rappresenta 91 allevamenti con circa 500mila capi, 5 macelli e 30 industrie, prosciuttifici e salumifici con 76mila tonnellate all’anno di prodotto trasformato. L’OI Pomodoro da Industria del Nord Italia raggruppa oltre 2.000 produttori agricoli che coltivano 37.000 ettari e 28 stabilimenti di trasformazione che lavorano 2,7 milioni di tonnellate all’anno di pomodoro. 
“Siamo impegnati a incentivare le relazioni tra rappresentanze agricole e industriali – hanno sostenuto Rabboni e Zama – ma anche in attività di ricerca e innovazione per rendere le filiere maggiormente competitive sui mercati interni e internazionali”. 
Sono poi state illustrate alcune case history di collaborazione tra produzione agricola e parte industriale: è il caso della trasformazione del pomodoro nel Sud Italia, dove l’OI non è ancora stata costituita e riconosciuta, sebbene auspicata, come la OP Mediterraneo; oppure dell’organizzazione dei produttori suini dei Nebrodi, che costituisce una filiera ormai integrata tra allevatori e trasformatori. 
Ha concluso l’incontro il vicepresidente di Confagricoltura Nicola Cilento, che ha sottolineato il forte interesse della Confederazione degli imprenditori agricoli alle relazioni interprofessionali: “In Italia abbiamo già esperienze positive, ma dobbiamo puntare ancora di più su interprofessione e sulle OI, poiché hanno una funzione essenziale per la definizione delle regole dei mercati, lo sviluppo di ricerca e innovazione, la promozione e la programmazione della produzione, nonché, in generale, per la collaborazione tra gli operatori delle filiere. Funzioni previste dalla normativa europea e rafforzate dal recente regolamento ‘Omnibus’”. 
“Crediamo inoltre – ha concluso Cilento – che le organizzazioni agricole debbano sempre fare parte delle OI, dando il proprio essenziale contributo in qualità di rappresentanze delle imprese del settore impegnate nel business. Apriamo un confronto ad ampio raggio: abbiamo l’opportunità di consolidare e allargare le OI esistenti e di istituirne di nuove per migliorare la competitività delle aziende e l’equilibrio tra domanda e offerta”.