Categories: Archivio, Pol. Agricole

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Confagricoltura ha recentemente messo in atto un’azione sindacale che ripropone all’attenzione dei principali interlocutori politici gli orientamenti della Confederazione riguardo il CETA (Comprehensive Economic Trade Agreement), l’accordo di libero scambio UE – Canada.
La Confederazione ha inviato un’informativa sulla materia e sulle motivazioni della sua posizione, per informare in maniera precisa e dettagliata dei contenuti dell’accordo ad alcuni referenti politici per fornire loro ulteriori elementi di valutazione.
La Confederazione non ha mancato di sottolineare dei punti dell’accordo molto favorevoli alle nostre imprese, quali ad esempio, la soppressione dei dazi sul 92% dei prodotti agroalimentari trasformati e sulle bevande. E si è constatato in questi ultimi mesi che il nostro export verso il Canada ha registrato un incremento di oltre il 4%.
Inoltre le Indicazioni Geografiche europee agroalimentari europee, riconosciute da pochissimi Paesi fuori dall’UE e sempre in virtù di accordi, grazie al CETA sono state riconosciute (in particolare ne sono state riconosciute 41) dal Canada. Questo rappresenta un notevole strumento di tutela delle nostre produzioni e di contrasto all’italian sounding, fenomeno ampiamente diffuso purtroppo anche in Canada.
Altro punto da non sottovalutare è il fatto, inedito prima d’ora, dell’introduzione nell’accordo di un meccanismo di risoluzione di eventuali controversie tra investitore e Stato. E’ previsto infatti dal Ceta un sistema giudiziario nuovo per la protezione degli investimenti.
Alla luce di tutto ciò Confagricoltura ha ritenuto importante inviare ai componenti delle Commissioni agricoltura, affari esteri ed attività produttive di Camera e Senato e ad alcuni politici del Parlamento nazionale e di quello europeo, un accurato dossier sull’accordo con il Canada, corredato di dati e stime su import ed export.
Il CETA rappresenta una grande opportunità per le nostre aziende ed un voto contrario alla ratifica da parte del parlamento italiano significherebbe perdere una grande occasione per le nostre imprese di entrare in un mercato difficilmente penetrabile ed arrecherebbe inoltre un grave danno al principio della politica commerciale comune dell’Europa, fondamentale per contrastare la politica dei dazi del presidente Trump e per scongiurare, al contempo, lo scoppio di nuove guerre commerciali.