Il testo della lettera
 

Gentile Assessore,

Le scrivo per segnalarle una situazione che sta danneggiando quegli allevatori bovini che da anni allevano in purezza, rispettando e attenendosi a tutte quelle regole previste dal disciplinare del Libro genealogico.

Negli ultimi mesi si è registrata una anomala impennata delle vendite di riproduttori, specialmente di fattrici femmine, iscritti nell’albero genealogico. Questi riproduttori risultano iscritti nel Libro genealogico, Sezione B, tenuto dalle Apa, che consente la registrazione di soggetti che, benché abbiano caratteristiche zootecniche e morfologiche che li facciano sembrare puri, in realtà non lo sono, in quanto sprovvisti di certificato che attesti uno storico genealogico che, al contrario è obbligatorio per quei soggetti iscritti nella Sezione A.

La vendita riguarda prevalentemente proprio le fattrici femmine, per le quali non è richiesta l’analisi del DNA, come invece avviene per i riproduttori maschi.

Questi riproduttori vengono venduti dunque, come puri, dal momento che il Registro Anacli non fa differenza tra Sezione A e Sezione b, avendo un unico libro genealogico.

Questa situazione crea delle distorsioni, in particolare questi riproduttori non puri possono partecipare al bando per l’acquisto di riproduttori, in quanto il bando stesso non distingue tra Sezione A e Sezione B ma prevede che il certificato rilasciato dall’Apa competente per territorio, attesti l’appartenenza del soggetto al relativo Libro Genealogico o Registro anagrafico di razza.

Dal momento che il bando non distingue tra Sezione A e Sezione B e lo scopo è il miglioramento della produzione e della qualità delle carni bovine mentre l’accesso  indistinto al bando non persegue tale scopo, dal momento che questi animali non puri non hanno niente di pregiato e non incrementano né la riproduzione né la qualità delle carni, non avendo un profilo genetico tracciabile, Le chiediamo che l’accesso al bando sia consentito solo ai riproduttori iscritti all’albo genealogico Sezione A.