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Via libera al decreto che rende obbligatoria l’indicazione dell’origine delle carni suine nei prodotti trasformati come prosciutti e salumi.

Il testo prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le seguenti informazioni:

– "Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali);

– "Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali);

– "Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali).

Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: "Origine: (nome del paese)".

La dicitura "100% italiano" è utilizzabile solo quando  la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia.

Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: "Origine: UE", "Origine: extra UE", "Origine: Ue e extra UE".

E’ una norma a tutela dei consumatori, e al fine di garantire una completa e corretta informazione in ordine alle caratteristiche dei prodotti.


L’estensione dell’obbligo di etichettatura di origine, già previsto in Europa per la carne bovina, ad altre carni (maiale, pollame, agnello e capra) è un primo passo importante per la tutela del consumatore, ed è a maggior ragione necessaria un’estensione del predetto obbligo anche alle carni, utilizzate in alimenti trasformati dove più spesso si verifica l’inganno del “falso Made in Italy".

Il dramma è che pochi salumifici sardi potranno utilizzare la dicitura "100% italiano" in quanto molti utilizzano materia prima proveniente da allevamenti esteri.

Nella nostra isola, infatti, sono regolarmente in commercio salumi derivanti da suini esteri e spesso il consumatore acquista salumi “trasformati” in Sardegna che in realtà non hanno nulla di sardo.

I numeri infatti ci dicono che nella produzione di salumi le carni suine sarde sono il 10%, mentre il restante 90% utilizzano carni nazionali ed estere.

Ciò significa che nella nostra isola la maggior parte dei salumi sono ottenuti con carne di animali allevati all’estero senza alcuna informazione per il consumatore.

E non vale la scusa che in Sardegna c’è la peste suina e che dunque i trasformatori non possono esportare. Anche qui i numeri ci sono di aiuto: il mercato di riferimento dei salumi prodotti in Sardegna è per l’85% quello regionale e solamente il 15% delle produzioni va oltre i confini isolani (mercato nazionale 13%, estero 2%).