Categories: Archivio, Pol. Agricole

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Lunedì 7 dicembre 2020 si è svolta, in modalità videoconferenza, l’audizione pubblica organizzata dalla COMAGRI sull’analisi degli effetti della Brexit sul agricolo europeo. Durante l’audizione sono intervenuti i rappresentanti di alcune associazioni di settore europee, in particolare Marcel van der Vliet (CELCAA), Paul Kelly (FDE) e Tim Cullinan (COPA-COGECA), oltre al rappresentante della Commissione europea, Vassilakis Georges (Direzione Generale per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale), cui sono seguiti gli interventi da parte di alcuni eurodeputati. 

In generale, sono state condivise le preoccupazioni circa gli effetti che la Brexit provocherà sul settore agricolo dell’UE. In particolare, Marcel van der Vliet, Presidente dello European Liaison Committee for Agricultural and Agri-Food trade (CELCAA) ha evidenziato che, nonostante la possibilità del raggiungimento di un accordo tra l’UE ed il Regno Unito, le procedure che verranno applicate agli agricoltori europei già a partire dal 1° gennaio 2021 (ad esempio, quelle relative alla notifica per le esportazioni od ai controlli doganali) inevitabilmente comporteranno una congestione del flusso degli scambi tra le due parti commerciali. L’Impatto negativo sarà ancora più incisivo nel caso di mancato raggiungimento di un accordo. Se quest’ultima ipotesi dovesse verificarsi, infatti, secondo il Presidente della CELCAA non solo vi è il rischio che alcuni flussi commerciali scompaiano a causa dei dazi doganali che si andranno ad applicare, ma sarà necessario trovare nuovi mercati che siano in grado di sostituire il ruolo occupato attualmente dal mercato del Regno Unito in termini di destinazione delle esportazioni di prodotti agroalimentari europei. Per il Presidente della CELCAA, occorre creare una piattaforma normativa in grado di evitare la creazione di barriere commerciali ed un fondo di bilancio in caso di emergenza per gli operatori del settore agroalimentare.

Paul Kelly, Presidente di Food Drink Europe (FDE) ha affermato che occorre riservare particolare attenzione alle conseguenze negative che la Brexit avrà sulle industrie e sulle piccole e medie imprese agroalimentari dell’Irlanda. Quest’ultima, infatti, in ragione dell’intensa connettività dei flussi commerciali con l’Irlanda del Nord, rischia ripercussioni ancora più marcate. La Commissione europea, secondo il Presidente di Food Drink Europe, deve perseguire la priorità di minimizzare gli effetti che deriveranno dalle barriere tariffarie, mediante la previsione di accordi di libero scambio e la creazione di “green lines”, che permettano di avere canali diretti, facilitando il trasporto delle derrate alimentari, trattandosi soprattutto di prodotti deperibili che possono soffrire del ritardo dovuto ai controlli. Per Paul Kelly, in ragione della maggiore esposizione dell’Irlanda agli effetti della Brexit, sarà necessario prevedere un sostegno specifico per le aziende agroalimentari, per la diversificazione del mercato e dell’occupazione delle zone rurali.

Tim Cullinan, membro dell’ufficio di presidenza del COPA e Presidente della Irish Farmers’ Association (IFA), ha espresso il punto di vista del COPA-COGECA rispetto ai punti essenziali che dovrebbero essere garantiti al settore agroalimentare. A tal proposito, ha posto l’accento sull’esigenza che gli agricoltori e le cooperative agricole non paghino il prezzo delle scelte che verranno fatte durante i negoziati. Particolare attenzione dovrà essere riservata all’accesso al mercato di prodotti derivanti da settori quali quello lattiero-caseario, delle carni, vinicolo ed ortofrutticolo, particolarmente importanti negli scambi commerciali tra il Regno Unito e l’UE. Il Presidente dell’IFA ha dichiarato che “tempi eccezionali richiedono misure eccezionali”, pertanto è fondamentale la previsione di misure di sostegno per il settore agroalimentare.

Durante il suo intervento, Vassilakis Georges (DG AGRI, qualità e tutela delle indicazioni geografiche) ha messo in evidenza che queste ultime rappresentano un inestimabile patrimonio gastronomico, culturale e storico dell’UE. Inoltre, ha ricordato che secondo quanto previsto all’art. 54, par. 2, dell’accordo di recesso, il Regno Unito è tenuto a garantire la tutela giuridica delle indicazioni geografiche registrate fino alla data del 31 dicembre 2020. Per le indicazioni geografiche registrate successivamente, il rappresentante della DG AGRI ha riferito che la Commissione europea intende rafforzare in maniera sempre più incisiva la tutela delle protezioni geografiche attraverso l’introduzione di appositi meccanismi.

Infine, alcune osservazioni sono state fatte da parte degli eurodeputati, che hanno accentuato l’esigenza di garantire il rispetto degli standard europei con riferimento alle norme fitosanitarie ed agli OGM, nonché la necessità di attivare meccanismi che riducano al minimo i costi aggiuntivi per il trasporto, e di prevedere strumenti che riducano il peso burocratico degli scambi commerciali.