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di Tommaso Cinquemani Agronotizie
Il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, è un ambizioso progetto di rilancio dell’economia italiana varato come risposta alla crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19. Il Pnrr italiano si unisce a tanti altri piani simili varati in tutti i Paesi europei e finanziati, in gran parte, con fondi provenienti da Bruxelles e per la restante parte da risorse nazionali.

Si parla in tutto di 248 miliardi di euro che dovranno servire a rilanciare l’economia. Sono investimenti che dovranno portare ad un aumento duraturo e strutturale del Pil, se così non fosse non solo il Paese avrà perso una occasione, ma la nostra economia, già provata dal Covid-19, sarà ulteriormente schiacciata sotto il pesante debito pubblico accumulato in questi anni.

Il Pnrr a sostegno dell’agricoltura

Il settore primario è tra quelli sostenuti dal Pnrr, a cui destina risorse per 6,8 miliardi a cui si devono sommare fondi provenienti da progetti trasversali che incideranno anche sull’agricoltura. Si pensi ad esempio agli investimenti in infrastrutture di telecomunicazione di cui si avvantaggeranno anche gli agricoltori che vivono in zone rurali non raggiunte da internet o coperte dal segnale 4G.

Nello specifico gli stanziamenti diretti al settore agricolo sono:

  • 800 milioni per la logistica;
  • 1,5 miliardi per l’agrisolare;
  • 500 milioni per l’ammodernamento delle macchine agricole;
  • 1,2 miliardi per i contratti di filiera;
  • 2 miliardi per lo sviluppo delle produzioni e delle tecnologie inerenti il biogas e il biometano;
  • 880 milioni per gli invasi e il sistema irriguo.

L’obiettivo è quello di rafforzare il settore agricolo, rendendolo più competitivo, resiliente (capace di adattarsi ai cambiamenti climatici) e sostenibile. L’agro Pnrr si articola su tre pilastri: Economia circolare e agricoltura sostenibile, Contratti di filiera e di distretto e Tutela del territorio e della risorsa idrica.

I tre pilastri dell'agro Pnrr

Economia circolare e agricoltura sostenibile, 2,8 miliardi

All’interno di questo primo pilastro sono ricomprese tutte le risorse per lo sviluppo della logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura e florovivaismo. Gli 800 milioni stanziati hanno come obiettivo quello di ridurre l’impatto ambientale dei trasporti, migliorare la capacità di stoccaggio e trasformazione, potenziare la capacità di export e migliorare la capacità logistica dei mercati all’ingrosso.

Fondi destinati strettamente al comparto agricolo riguardano ad esempio chi ha degli impianti di lavorazione e stoccaggio in azienda (essiccatoi, frantoi, silos, …) oppure chi intende investire nell’agricoltura 4.0, quindi agricoltura di precisione, sensoristica, tracciabilità (anche blockchain o con tag Rfid).

Sempre dentro il primo pilastro c’è l’agrisolare, a cui andranno 1,5 miliardi di euro. Il governo mira a incentivare l’installazione di pannelli solari su capannoni e strutture aziendali (nessun consumo di suolo dunque) pari 2,4 milioni di metri quadri. In questo contesto è previsto anche l’ammodernamento delle coperture, ad esempio tramite l’eliminazione dell’amianto. Anche il ministero dello Sviluppo economico ha un progetto in questo settore (con dotazione di 1,1 miliardi) dedicato però a tutte le aziende produttive, non solo quelle agricole.

Terzo e ultimo progetto del primo pilastro è Innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo, a cui andranno 500 milioni di euro. Si prevede di sostenere lo sviluppo dell’agricoltura di precisione attraverso l’acquisto di macchinari specifici, probabilmente attraverso un nuovo Bando Isi dell’Inail. Inoltre si mira a innovare i processi di trasformazione, stoccaggio e confezionamento dell’olio extravergine d’oliva, probabilmente attraverso una nuova legge Sabatini.

Contratti di filiera e di distretto, 1,2 miliardi

Attraverso i contratti di filiera il governo mira a raggiungere un ampio ventaglio di obiettivi:

  • Ridurre l’utilizzo di fitofarmaci, antimicrobici, fertilizzanti di sintesi;
  • Potenziare l’agricoltura biologica e lottare contro la perdita di biodiversità;
  • Migliorare il benessere degli animali;
  • Migliorare la distribuzione del valore lungo le diverse fasi della catena;
  • Sviluppare la produzione di energia rinnovabile e l’efficienza energetica;
  • Garantire la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare;
  • Ridurre le perdite e gli sprechi alimentari.

Sul piatto vengono messi 1,2 miliardi di euro (di fondi complementari al Pnrr).

Tutela del territorio e della risorsa idrica, 0,88 miliardi

Dentro il terzo pilastro del Pnrr c’è il progetto che riguarda la resilienza dell’agrosistema irriguo. In altre parole la capacità delle infrastrutture idriche ed irrigue (dighe, bacini, condotte, pozzi, invasi, etc.) di gestire al meglio la risorsa acqua, anche in relazione ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico.

Per questo obiettivo sono stati stanziati 880 milioni di euro, di cui 360 relativi a progetti già in corso finanziati dal governo, destinati ad investimenti infrastrutturali su reti e sui sistemi irrigui agricoli.

Progetti trasversali

Ci sono poi una serie di progetti che toccano più comparti e di cui potrebbero beneficiare anche gli agricoltori, come quello sul fotovoltaico del Mise citato in precedenza.

Un progetto interessante riguarda lo Sviluppo del biometano e del biogas, che con una dote di 1,92 miliardi mira, tra le altre cose, a riconvertire e migliorare l’efficienza degli impianti biogas verso la produzione di biometano e supportare la realizzazione di nuovi impianti di biometano (contributo del 40% dell’investimento).

Il ministero delle Telecomunicazioni ha invece in cantiere un progetto per supportare la connessione in banda larga delle aree rurali a fallimento di mercato (segmento su cui già si sta lavorando tramite Open Fiber) nonché lo sviluppo di tecnologie satellitari che potrebbero avere risvolti in agricoltura.

Il ministero della Cultura invece vuole rilanciare turismo e cultura, investendo nei borghi e nelle aree svantaggiate. In questo contesto sono probabili degli aiuti agli agriturismi, che in questo anno e mezzo di Covid-19 hanno praticamente visto azzerati i fatturati.