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Il nuovo consumo di suolo (dovuto a costruzioni residenziali e produttive, a vie di comunicazione, ecc.), nel 2020 in Italia, si attesta intorno ai 5.000 ettari (5.170), sostanzialmente in linea con quanto registrato nei due anni precedenti (5.090 nel 2018, 5.186 nel 2019).

E’ comunque nettamente al di sotto, soprattutto per gli effetti della crisi economica e della stabilità demografica, degli oltre 20 mila ettari annui (21-26 mila) registrati nei decenni dal 1956 al 2006, come spiega il Centro Studi di Confagricoltura in un’analisi condotta su dati Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

Il fenomeno interessa, in valori assoluti, le Regioni più estese e popolose: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Sicilia. Ma, considerando il consumo di suolo per abitante, sono ai primi posti le Regioni più piccole e meno abitate: Molise, Basilicata, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Umbria.

Infine il valore della produzione agro-silvicola, per effetto del solo consumo di suolo verificatosi nel periodo 2012-2020 ha registrato, secondo le stime dell’Ispra, una riduzione annua di 208 milioni di euro.

Quello del consumo di suolo è un fenomeno – precisa il Centro Studi di Confagricoltura – su cui l’attenzione deve restare alta e di cui occorre tenere conto nelle politiche di governo degli insediamenti sul territorio (residenziali, produttivi, di comunicazione, ecc.).