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AMBIENTE: ZONE UMIDE SARDEGNA, GLI ESPERTI: ISTITUIRNE NUOVE MA SERVE STRUMENTO GESTIONE

(CHB) – Cagliari, 06 feb 2023 – Le zone umide sono ecosistemi acquatici sempre più rilevanti, conoscerli meglio è il primo passo per tutelarli, ma non è tutto. “Serve uno strumento di gestione” per evitare che si perdano o vengano compromessi da incuria, gestione frammentaria e discontinua, interventi maldestri, come è successo globalmente negli ultimi 100 anni “con oltre il 64% di questi bacini che sono andati perduti”.

IL DIBATTITO. Si è parlato di zone umide e di parchi nella conferenza “ Parchi come strumento di gestione delle zone umide protette dalla Convenzione di RAMSAR” che si è svolta lo scorso fine settimana nel Parco Saline del Molentargius a Cagliari. Nel convegno, organizzato dalla Fondazione MEDSEA, in collaborazione con l’Assessorato della difesa dell’Ambiente della Regione, nella settimana che lancia il cartellone di eventi MEDSEA del World Wetlands Sardegna, con oltre 40 iniziative in tutto il territorio per oltre 80 appuntamenti a tema stagni e lagune.
“La strategia dell’UE sulla biodiversità è chiara – spiega Giuseppe Dodaro dalla Fondazione MEDSEA – entro il 2030 dobbiamo arrivare al 30 % di territorio tutelato nella UE. Un valore molto superiore a quello attuale, gli Stati Membri devono istituire nuove aree protette”.
Per l’assessore Regionale alla difesa dell’ambiente, Marco Porcu “è importante recuperare il rapporto originario tra uomo e natura” e i parchi sono certamente uno degli strumenti. Per questo motivo, la Regione è ben disposta a supportare i “parchi esistenti e quelli che verranno, soprattutto i parchi che si occupano di gestire le zone umide di importanza internazionale”.
Tra gli esempi più recenti di parchi naturali in Sardegna, quello di Tepilora – istituito ufficialmente nel 2014, ricade nei territori di 4 comuni: Bitti, Lodè, Torpè e Posada – che ha portato la propria esperienza. Per la direttrice del Tepilora, Marianna Mossa, l’istituzione del parco è stato per il territorio un “ottimo risultato”, tra i benefici quello di riuscire a catalizzare tanti finanziamenti per interventi sul territorio, ma anche perché il parco in sé consente la promozione del territorio su “scala nazionale ed internazionale”. Allo stesso modo anche il riscontro da parte delle comunità dei 4 comuni è “molto positivo”.

NUOVE ZONE UMIDE. Per Renzo Ponti, sindaco di Nurachi e rappresentante del Coordinamento del Contratto di Costa delle zone umido costiere dell’Oristanese (che racchiude 11 comuni, provincia e Consorzio di Bonifica dell’Oristanese) “i tempi sono maturi per creare un grande parco delle zone umide dell’Oristanese – dice – e sono convinto che ce la possiamo fare”. Avvisa però “gli amministratori devono avere la forza di fare passi avanti di fronte alle resistenze dell’idea del parco” e tenere aperto il dialogo. Tra le forze propulsive verso la valorizzazione delle zone umide, secondo Ponti, ci sono “i giovani” che “ci trascineranno: la direzione è quella della valorizzazione delle zone umide che si coordinano per lo sviluppo sociale del territorio”.
“MEDSEA continuerà a lavorare in prima linea per la tutela e la promozione delle zone umide attraverso il progetto Waterlands (Terre d’acqua) – conclude Manuela Puddu, referente delle zone umide per la Fondazione MEDSEA – che nasce dalla volontà di raccogliere e condividere l’esperienza maturata nel Golfo di Oristano con Maristanis mettendo in rete tutti i siti Ramsar della Sardegna. Solo unendo le forze si può tenere alta l’attenzione su questi importantissimi ecosistemi”.
La Sardegna conta attualmente 9 aree RAMSAR su 57 zone identificate in Italia e ben il 17% della superficie complessiva nazionale con oltre 13 mila ettari. La Sardegna è una delle regioni con la maggiore quantità ed estensione di questi importanti bacini, per lo più costieri (terza dopo Emilia Romagna e Toscana). (CHARTABIANCA) red © Riproduzione riservata agricoltura regione