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Nuoro, 1 giugno 2024 – “La situazione nelle campagne e nei paesi della Sardegna orientale, in particolare tra bassa Gallura, alta Baronia e Ogliastra, è sempre più critica e allarmante e le soluzioni per contenere l’emergenza si riducono man mano che passano i giorni. Ecco che la politica regionale dovrebbe convocare anche le organizzazioni di categoria agricola per confrontarsi su tutte le idee da porre sul piatto, così da contenere il quadro devastante su cui versano le colture dei campi e l’approvvigionamento idrico e foraggero per gli animali”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Nuoro-Ogliastra, Michele Ena, nel ricordare che oggi, come spesso accade in queste situazioni, a pagare il prezzo più caro sono le aziende agricole. “Con il piano di restrizione idrica e il taglio dell’irriguo per l’agricoltura – ha proseguito Ena – la stagione produttiva 2024 è fortemente compromessa, con campi e colture danneggiate dalla mancanza d’acqua che ha iniziato a farsi sentire già dallo scorso gennaio. Ora è necessario mettere a sistema tutti gli interventi possibili nel reperire la risorsa idrica in modo che si possa superare agevolmente l’estate. Al contempo è necessario che la Regione vari immediatamente un piano di interventi a favore dell’agricoltura, sacrificata prima e più di altri comparti per venire incontro al fabbisogno idropotabile che nei territori da San Teodoro e Siniscola vede aumentare, con il turismo balneare, di sette-otto volte il numero degli utenti”.

Breve periodo. “Una prima riduzione degli sprechi d’acqua – ha spiegato Ena – arriverebbe dalla chiusura delle condotte a monte sulle linee dedicate alle aziende agricole e che il Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale ha già vietato nell’uso irriguo. Con questa operazione tutta l’acqua persa nelle condotte obsolete, circa il 40% di quella in uscita, non verrebbe a mancare nell’invaso del Maccheronis. Sarebbe inoltre necessario intervenire immediatamente nella riparazione delle perdite evidenti e segnalate da tempo, nel reperimento delle acque dalle fonti limitrofe ai paesi (Torpè e Siniscola in primis), nel possibile potenziamento del trasferimento idrico dall’invaso del Liscia che già raggiunge l’area a nord del Comune di San Teodoro, nella trivellazione di nuovi pozzi che, data l’emergenza, dovrebbero avere iter realizzativi notevolmente contenuti, e nella messa in campo di autobotti con cui approvvigionare le aziende zootecniche escluse dall’erogazione dell’acqua. Tali azioni – ha aggiunto – andrebbero a integrare quanto necessario e quanto stabilito già lo scorso 8 maggio, con delibera del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino della Sardegna, sui dati relativi al consumo medio annuo per l’idropotabile stimato in circa 5,9mln di metri cubi e a cui si devono aggiungere altri 1,2mln riguardanti i consumi in zootecnia e gli utilizzi assimilabili a quelli civili allacciati alla rete consortile. Se al 30 aprile la quantità d’acqua in diga era di 9,2mln di mc, oggi si attesta in neanche 8mln. Un quantitativo basso ma tuttavia sufficiente per affrontare in sicurezza ben oltre i prossimi 100 giorni, a patto che tutte le indicazioni appena descritte vengano attuate”.

Cambiamenti climatici. La posizione di Confagricoltura Sardegna, rilanciata più volte nei tavoli istituzionali, sulla gestione della crisi climatica riguarda l’istituzione di un gabinetto permanente, un luogo dove confrontarsi e definire nuove strategie di intervento, composto da rappresentanti delle organizzazioni agricole, da studiosi dei centri di ricerca universitari nazionali e stranieri, dai migliori rappresentanti dei diversi rami della macchina regionale coinvolti nell’emergenza, e da esperti in tema finanziario attraverso cui ripensare nuove politiche assicurative capaci di far fronte ai danni, sempre più frequenti, causati dai tanti eventi climatici estremi.

Medio e lungo periodo. “Nel medio e lungo periodo – ha osservato il presidente di Confagricoltura Nuoro-Ogliastra – bisogna subito mettersi a lavorare nel reperire i fondi per ridurre le perdite delle condotte che in certi territori dell’Isola superano abbondantemente il 50%; per promuovere buone pratiche nella gestione irrigua (come, per esempio, innaffiare di notte e non nelle ore più calde); avviare i progetti per le interconnessioni tra i diversi invasi della Sardegna; recuperare le acque grezze trattate dai depuratori per l’utilizzo non domestico attraverso apposite reti che permettano l’uso in colture specifiche, nel giardinaggio e nella gestione dei prati nell’arredo urbano; avviare analisi di fattibilità sulla realizzazione di grandi impianti all’avanguardia sulla desalinizzazione. La Sardegna – ha concluso Ena – ha bisogno di un piano straordinario di efficientamento e non di nuovi invasi dai costi faraonici, che Regione e Governo non possono oggi permettersi, e dai tempi di realizzazione infiniti. È inutile costruire nuove dighe se su 10 litri d’acqua in partenza dagli invasi forse appena 5 riescono ad arrivare nei rubinetti, così come è inutile realizzare nuovi bacini non collegati fra loro e incapaci quindi di trasferire la risorsa da aree in salute idrica verso territori in sofferenza. Come organizzazione di categoria siamo pronti a fare la nostra parte, l’augurio è che la presidente Alessandra Todde ascolti le proposte che giungono da chi rappresenta tutti i giorni il mondo agricolo”.