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di Gabriella Bechi
Il nuovo direttore generale di Confagricoltura è Roberto Caponi. Dal 1988 a Palazzo della Valle dove ha fatto quasi tutta la sua carriera lavorativa. “Clima di fiducia reciproca, con i direttori territoriali, non possiamo fare a meno gli uni degli altri”
Lo scorso tre aprile Roberto Caponi è stato eletto direttore generale di Confagricoltura all’unanimità dalla giunta confederale guidata da Massimiliano Giansanti e dal comitato direttivo. Il presidente ha così salutato la sua nomina: “Sono certo che Roberto Caponi, grazie alla lunga esperienza nelle relazioni industriali e sindacali e alla profonda conoscenza della nostra Organizzazione, sia a livello centrale, sia territoriale, saprà guidare la struttura in modo solido verso le numerose sfide che ci attendono”.
Romano, una figlia, laureato in giurisprudenza e abilitato alla professione di avvocato, dopo esperienze in primari studi legali di diritto commerciale e del lavoro, Caponi entra a Palazzo della Valle nel 1988 dove ricopre, negli anni, diversi ruoli nell’ambito delle politiche del lavoro, della gestione delle risorse umane, dell’area legale e del Patronato Enapa, fino alla più recente carica di direttore delle Politiche del Lavoro e Welfare. All’esterno dell’Organizzazione, ma su sua indicazione, ha avuto numerosi incarichi: è stato consigliere del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (CIV) dell’Inps, è attualmente presidente dell’Ente bilaterale agricolo nazionale (Eban), componente del Civ dell’Inail e consigliere di amministrazione di Enpaia. Esperto in materia di lavoro e previdenza in agricoltura, è autore di numerosi articoli e pubblicazioni sull’argomento.
Una vita passata in Confagricoltura, alla quale lo lega un sentimento profondo e indissolubile. “Sono arrivato per caso in Confederazione rispondendo ad un annuncio di lavoro, e dopo aver fatto numerosi colloqui, fui assunto dall’allora presidente Stefano Wallner. Non avevo nessuna esperienza sui temi agricoli, né un passato familiare in questo settore, ma mi appassionai immediatamente all’agricoltura, per la sua concretezza, la sua forte connotazione economica, imprenditoriale, ma anche sociale, e nel tempo questa passione non è mai venuta meno. E con essa il legame forte con Confagricoltura, che mi ha indotto a sviluppare qui tutta la mia carriera lavorativa, rifiutando altre proposte interessanti che negli anni ho avuto”. Un’Organizzazione che Caponi definisce democratica, libera e coerente, caratterizzata da un forte spirito imprenditoriale che si traduce in una attenzione quasi maniacale per le aziende associate, che è stata il suo punto di forza nel corso degli anni e che le ha permesso di adattarsi ai cambiamenti senza mai venire meno alla sua missione.
In questa Confagricoltura, a cui è profondamente attaccato, il nuovo dg ha trascorso molta parte della sua vita, facendo una brillante carriera. Professionale, educato, gentile nei modi, serio, ma anche ironico, è riuscito a stabile buoni rapporti con tutti i colleghi e sorge spontaneo chiedergli come vive questo cambio di stanza. “Rispondo con le parole che ho scritto nella lettera inviata a tutti i direttori delle sedi di Confagricoltura: Roberto ero e Roberto resto. Sento una forte responsabilità nei confronti dell’Organizzazione e anche di fronte ai colleghi che conosco da anni. Sono profondamente convinto dell’importanza del nostro capitale umano, che va preservato e valorizzato perché su di esso si fonda la competenza e l’autorevolezza di Confagricoltura e credo – prosegue – che la rappresentanza non possa essere esternalizzata”.
Un sindacato non è un’azienda, che è necessariamente guidata da altre logiche. “Si possono mutuare alcune esperienze di organizzazione e management, ma, ripeto, sostanzialmente i due mondi non sono sovrapponibili”. Tra i colleghi ci sono anche i direttori provinciali e regionali con i quali Caponi intende instaurare un clima di fiducia reciproca, tranquillo e costruttivo, “perché siamo complementari e non possiamo fare a meno gli uni degli altri e perché sull’unità si basa la forza della nostra Organizzazione e il rapporto con le imprese associate”.
Una direzione, quella di Caponi, che sarà caratterizzata dalla sua personalità, in cui le cose buone fatte nel passato verranno mantenute e valorizzate e quelle meno buone corrette e migliorate, improntata sulla positività, anche se gli attuali momenti che il settore agricolo sta vivendo non sono tra i migliori. “Certamente, ma la storia è costellata di momenti difficili e credo che Confagricoltura, come ha sempre dimostrato, sia più forte delle difficoltà, che vanno affrontate e risolte, e che talvolta possono trasformarsi in opportunità. L’importante è rimanere uniti e centrare il nostro obiettivo: valorizzare e tutelare le imprese associate che vengono anche prima dell’Organizzazione, la cui forza è funzionale alla piena realizzazione degli interessi delle aziende. Un obiettivo che ci ha sempre caratterizzato, e che va ulteriormente rafforzato”.
L’articolo è presente sul numero di aprile 2025 di Mondo Agricolo, la rivista dell’agricoltura
Fonte: Confagricoltura