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(CHB) – Firenze, 23 lug 2025 – “La pastorizia di montagna e le piccole produzioni di latte crudo non sono un patrimonio industriale, ma una parte viva e insostituibile dell’agricoltura toscana. Le direttive del Ministero, così come sono oggi, rischiano di cancellare queste realtà”. Lo sostiene Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, commentando le nuove linee guida del Ministero della Salute per la filiera lattiero-casearia, che riguardano da vicino anche molte aree della regione.
“In Toscana – prosegue Neri – il latte crudo è ancora oggi prodotto da piccole aziende a conduzione familiare, spesso situate in aree marginali dove non esistono alternative economiche. Invece di sostenere queste realtà, che rappresentano un presidio ambientale, sociale e culturale, si rischia di metterle fuori gioco con norme estremamente gravose e da applicare senza alcuna distinzione dal micro produttore alla grande industria”.
Le nuove disposizioni arrivano in un momento già particolarmente difficile per il settore ovicaprino, colpito recentemente anche dalla Blue Tongue, o febbre catarrale degli ovini, una malattia che ha aggravato la situazione sanitaria e produttiva in diverse aziende zootecniche toscane.
A denunciare la situazione è anche Angela Saba, produttrice e presidente della sezione ovicaprini di Confagricoltura Toscana. “Le nuove norme, sommate alle difficoltà già causate dalla Blue Tongue mettono a rischio chi lavora ogni giorno per portare avanti una tradizione – spiega Saba -. La coesistenza tra industria e artigianato è possibile, ma servono regole diverse: non si può equiparare una grande centrale del latte ad un pastore che fa formaggio crudo in montagna”.
“In Toscana – continua Saba – i controlli sulla filiera sono già precisi e mirati. Proprio per questo non c’è alcun bisogno di imporre vincoli che stravolgono l’equilibrio esistente. Qui possiamo stare tranquilli grazie ad un sistema già collaudato e attento”.
“Come Confagricoltura Toscana – concludono Neri e Saba – ribadiamo il nostro sostegno ai piccoli produttori, soprattutto nelle aree interne e svantaggiate, e chiediamo che le linee guida ministeriali vengano riviste con un approccio differenziato, che tenga conto della realtà e delle esigenze di chi lavora ogni giorno per custodire la qualità, la biodiversità e l’identità della produzione agroalimentare toscana”.